Un viaggio in macchina durato tre giorni, dove la parola d’ordine è stata riempirsi gli occhi di tanto..inverosimile..incanto. Prima tappa, Alberobello.

Valle dell’Itria, nel bel mezzo della terra dei trulli

Un viaggio fuori stagione che, si sa, ripaga in termini di costi e sopratutto con un’atmosfera che mai riusciresti a trovare andando nei periodi di picco turistico. Una Salerno-Reggio Calabria priva di traffico.

Prima tappa, Alberobello. Il percorso stradale introduce in una regione, la Puglia, dove tutto appare silente, dove rossa è la terra e tutt’intorno si estendono piantagioni di olivi, mandorleti e ciliegie che ci regalano bianchi fiori iridati. Alberobello si trova in provincia di Bari nella Valle dell’Itria, nel  bel mezzo della terra dei trulli di cui, Alberobello, vanta esserne la Capitale. Patrimonio dell’umanità dell’Unesco dal 1996, questo luogo mantiene intatte allo scorrere del tempo suggestioni ed edifici.

E pensare che quest’opera d’arte deriva dai tentativi di evitare, in quest’area boschiva, il pagamento delle tasse sugli edifici stabili. La singolarità dei trulli, casedde nel dialetto locale, è data dalla loro struttura conica su base cilindrica, ottenuta sovrapponendo, senza impiego di malte, le caratteristiche pietre sottili ottenute dalla roccia calcarea della regione.

Simboli dei trulli

Quasi tutti i trulli sono personalizzati da singolari simboli che vengono dipinti con la calce sulle pietre del cono. I simboli rappresentano l’espressione figurativa più primitiva che si è tramandata fino ai giorni nostri, subendo soltanto l’evoluzione del pensiero religioso. Rappresentano il collegamento fra l’uomo e Dio.

Impossibile restare indifferenti. Questo posto sembra uscito da una fiaba! La sua atmosfera, le luci e i colori ti trasportano in un mondo così lontano da non sembrare reale.

Un Must è questo singolare trullo specializzato in “fischietti”. Il proprietario, dotato di oratoria e, credo per natura, di un grande animo ha il potere di rapirti narrandoti storie e leggende di ieri e di oggi.

Appunti di viaggio e curiosità:

Il Grano arso

La proprietaria di Malerbe, un trullo Bistrot con giardino, che con grande ospitalità ha cucinato per noi durante l’orario di chiusura al pubblico, ci ha fatto scoprire la storia del grano arso. Un grano che viene da lontano, quando ancora si falciava a mano. La falciatura rappresentava un momento di grande festa senza divisioni sociali. La festa per i poveri contadini, al contrario dei padroni che con il grano si arricchivano, durava solo il tempo della mietitura. Per rendere il terreno più fertile, dopo la mietitura, si usava accendere il fuoco alle stoppie e dopo questo passaggio tutti, uomini donne e bambini andavano nei campi a raccogliere le spighe rimaste e abbrustolite dal fuoco. Dalle spighe di grano rimaste ricavavano una farina nera con la quale facevano il pane necessario a sfamare l’intera famiglia.

Grotta del trullo a Putignano

Un vero tesoro sotto i trulli, alla Grotta del trullo a Putignano, una “grotta di stalattiti e stalagmiti”  scoperta per caso da alcuni operai nel 1936 durante i lavori di un impianto di depurazione.

Il viaggio prosegue: