Dal 13 febbraio 2015, con l’aggravarsi delle condizioni di sicurezza,
l’Ambasciata d’Italia ha sospeso le attività e, chiuso l’aeroporto di Sana’a, lo Yemen è di nuovo tra i paesi sconsigliati dal Ministero degli Affari Esteri.

Quella che si è abbattuta sullo Yemen, ha dichiarato Stephen O’Brien, vicesegretario per gli affari umanitari delle Nazioni Unite è «Una catastrofe umanitaria senza precedenti». Eppure, non se ne parla, o poco, troppo poco. L’orrore di una guerra che non risparmia nessun obiettivo civile ha steso un velo di silenzio sul Paese e sui suoi abitanti, diventati ormai senza voce.

In quella terra ho lasciato dei compagni di viaggio, alcuni diventati amici, dei quali non ho più notizie. A loro e alla loro Nazione voglio dedicare alcuni post, quelli che riuscirò a scrivere, il più possibile, per non dimenticare, per dare voce, per condividere, per diffondere la bellezza di un Paese, di un popolo e della sua cultura.

Il mio primo incontro con lo Yemen avvenuto 24 anni fa mi fece vibrare e quella vibrazione segnò il mio legame con la terra che Pasolini scelse per girare il suo film, il fiore delle Mille e una notte. Sarà stata l’architettura fiabesca o la genuinità delle genti, i panorami inviolati o l’atmosfera arcaica della punta sud della Penisola arabica, fatto sta che questo Paese mi è entrato dentro e nessuna delle spiacevoli esperienze che avrei vissuto allora e nei seguenti viaggi, sarebbe riuscita a scalfire quella sintonia.

Villaggi e grattacieli di sabbia, donne avvolte in stoffe nere o colorate (al sud), dromedari, muezzin e minareti. Un giardino dell’Eden irreale quasi come un sogno.

Le tappe imperdibili che ti lasciano il segno.

Sana’a, la capitale, divenuta grazie a Pasolini un patrimonio dell’Unesco. La leggenda la vuole fondata da un figlio di Noè nel territorio indicatogli da una colomba di pace. In questa città la regina di Saba costruì un enorme palazzo attraverso cui si potevano osservare gli astri. La città antica era uno dei centri storici meglio conservati al mondo e non oso immaginare cosa sia diventata oggi. Non era possibile camminare nelle strade di Sana’a con le armi, l’unica città che non lo permetteva. Una delle esperienze più affascinanti che ricordo è stata il sedermi ai bazar del mercato dei profumi per farmi realizzare dall’alchimista profumiere le essenze personalizzate, una per ognuna delle sette parti del corpo, proprio come faceva la regina di Saba.

I villaggi di montagna, che da lontano non riesci a distinguere dalla roccia, perché si mimetizzano completamente con la natura, tanto da sembrarne incastonati. Villaggi che apparentemente sembrano deserti ma pullulano di bambini e bambine che ricordo correre, gridare “Khalam! Khalam! (penna, penna)”, giocare, che ricordo..vivi!

La traversata del leggendario Rub al Khali, il viaggio-avventura nel deserto che separa lo Yemen del resto dell’Arabia, a bordo delle Toyota 4×4 che procedono in fila con lo stesso andamento dei dromedari. Una sabbia fine che si alza con il vento e nasconde granchi velenosi e mine antiuomo. Dune morbide e miraggi che ti accompagnano fino a  Shabwa, l’antica capitale dell’incenso, della quale restano soltanto poche pietre.  Da qui partivano tutte le carovane che dal fertile Hadramawt portavano incenso e mirra attraverso il deserto, fino a Gerusalemme, Petra, Libano, Siria,  Giordania e da lì la preziosa resina raggiungeva Roma.

Shibam, che l’Unesco ha dichiarata patrimonio dell’umanità. Conosciuta nel mondo come la Manhattan del deserto e credetemi, a vederla con la luna piena, sembra un dipinto di colori smaltati. Penso che neanche la più poetica delle descrizioni possa renderle giustizia. 500 grattacieli di sabbia e paglia giallo rossicci con schizzi di calce bianca, bucherellati da numerosissime finestrelle. Quasi duemila anni eppure i mattoni di fango e paglia non si sono sciolti sopravvivendo a intemperie e scempi umani. Quando tramonta il sole il canto del muezzin che richiama i fedeli, sembra sollevare l’intera città trattenendola sospesa. Tutto si ferma piombando in un silenzio così profondo da diventare palpabile, fin quando la preghiera è finita e il tempo ricomincia a scorrere.

Le case sono la bellezza di Shibam con le loro porte in legno inciso e catenacci intarsiati. In ogni casa vive un intero nucleo familiare. Centinaia di occhi ti guardano da quelle finestrelle. Il piano terra è riservato agli animali. Ai piani intermedi vivono le donne con i bambini e quelli alti sono riservati al soggiorno, un ambiente vissuto dagli uomini per conversare, leggere e masticare quat.

Questi spazi sono bellissimi e arredati con cura. Grandi tappeti e cuscini colorati, sono resi ancor più lucenti dalle vetrate policromatiche delle finestre. Tutte le decorazioni curate nei dettagli da mani di artigiani che si tramandano l’arte di generazione in generazione.

Lo Yemen sotto il velo del silenzio

Provo a sintetizzare i motivi del conflitto evitando interpretazioni personali e lasciando a ognuno di voi trarre le proprie conclusioni.

  • Lo Yemen del Nord e lo Yemen del Sud sono stati divisi fino al 1990, anno in cui deliberano la riunificazione dello stato. La mia prima volta nello Yemen si avvertiva fortemente la divisione tra i due Yemen e soprattutto l’influenza ricevuta a sud, più moderno, dall’occupazione comunista. San’a diventa la capitale dello Yemen riunificato, con alla guida Saleh.
  • Nel 2012 con la Primavera araba lo Yemen del sud insorge partecipando energicamente alle rivolte.
  • Il presidente Saleh non riesce a controllare le rivolte e si dimette. Al suo posto sale al potere il sunnita Hadi.
  • Per timore che non avrebbe mai lasciato le redini del Paese, il gruppo armato sciita degli Huthi, proveniente dal Nord, occupa la capitale San’a e obbliga il presidente Hadi alle dimissioni e a rifugiarsi a Sud, a Aden, che diventa seconda capitale dello Yemen.
  • Il Paese è di nuovo diviso in due: a Nord ci sono gli sciiti con il governo di Saleh nella capitale San’a. A Sud ci sono i sunniti con il governo di Hadi nella capitale Aden, unico governo riconosciuto dall’Occidente e dalle Nazioni Unite.
  • Nel frattempo Al-Qa’ida ha occupato l’ est del paese e l’Isis ha invaso numerosi villaggi e sappiamo tutti cosa rappresenti la presenza dell’Isis.
  • Nel 2015 l’Arabia Saudita sunnita si mette a capo di una confederazione di paesi sunniti che include Marocco, Egitto, Sudan, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrain e Qatar.
  • Questa lega araba inizia a bombardare lo Yemen del nord che resiste con il supporto dell’Iran, il più grande stato sciita alleato di Russia e Siria. I rapporti tra i ribelli e il presidente Saleh si alterano a causa della disastrosa situazione in cui versa il Paese e questi lo uccidono dopo essere stati suoi alleati. Lo Yemen del Nord piomba nel caos e nell’anarchia; aumentano i bombardamenti da parte della coalizione sunnita.
  • Il conflitto ha aggravato la situazione umanitaria e diventa sempre più violento. Altissimo il bilancio delle vittime civili. Non solo le bombe saudite fanno strage di civili ma la fame e il colera.
  • L’embargo dei paesi arabi imposto a San’a sta annientando la popolazione del Nord. Tutto intorno il silenzio  del mondo che nulla fa per sottrarre la popolazione civile a questo orrore.
  • L’Onu, quando accadde in Siria, dichiarò che “la morte per fame utilizzata come arma rappresenta un perseguibile crimine di guerra” ma per lo Yemen nessuna dichiarazione e l’Arabia Saudita non è stata mai sanzionata per i bombardamenti sui civili e per essersi opposta ai corridoi umanitari, utili ad inviare cibo e medicinali alla popolazione civile. Nello Yemen si stanno utilizzando fame e epidemie come un’arma di persecuzione, per convincere i ribelli Huthi a cedere e nello stesso tempo indebolire l’Iran, grande nemica di Stati Uniti e Arabia Saudita.

Immagine simbolo di questa tragedia è quella di Amal, bambina yemenita. Prima di cliccare sul link sappiate che l’immagine è di forte impatto.

https://www.nytimes.com/2018/11/01/world/middleeast/yemen-starvation-amal-hussain.html

La differenza tra Sunniti e Shiiti spiegata in due minuti di video:

https://youtu.be/jmlEJ9J7RU8

Lo Yemen, oggi

Mi chiedo cosa sia diventato oggi lo Yemen. Cosa resterà di Shibam dopo la guerra e se questa avrà mai fine. Lo Yemen, oggi, non è soltanto blindato è soprattutto ignorato. Una risoluzione europea che imponga l’embargo sulla vendita di armi all’Arabia saudita è stata la richiesta avanzata da Articolo 21, Archivio Disarmo, Amnesty International, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Fondazione Finanza Etica ed Oxfam Italia. Da ormai un anno il parlamento europeo ha avviato un’iniziativa di embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita che viola i diritti umani internazionali nei confronti dello Yemen. Da allora Svezia, Olanda, Germania hanno deciso l’embargo. L’Italia continua con la fornitura di armi ai militari sauditi.