Lo studio della mia zona di frontiera si affaccia sulle chiome di grandi alberi, tra questi un’agave, adagia le sue enormi foglie sulla terra rocciosa.

Credo di averla scoperta un pomeriggio di fine estate. Guardando fuori dalla finestra, ho notato l’esplosione di luce riflessa sulle foglie, che metteva in risalto il verde e ne definiva i nitidi contorni degli aculei.

Secondo alcuni studi scientifici noi umanoidi reagiamo positivamente agli ambienti naturali percepiti benevoli per la nostra esistenza. A me, guardare quella pianta faceva stare bene.

L’ho osservata per quasi cinque anni, bella in ogni stagione. Ho scoperto che questa pianta porta con sé miti e peculiarità, tra cui il potere di tenere lontana la cattiva sorte. Simbolo della Sicilia ma originaria del Sud America, l’agave è legata al tremendo racconto del suo stesso mito, personaggio della mitologia greca, legata al dio Dioniso, una madre che con inconsapevole gesto, decapita e sbrana il suo stesso figlio http://mitologia-mythos.blogspot.com/2012/12/agave.html

Secondo le antiche leggende questa pianta fioriva una volta ogni cento anni e proprio la fioritura ne annunciava la morte, una particolarità che l’ha resa il simbolo di un amore talmente grande da arrivare alla distruzione.

In realtà ci vogliono dai 10 ai 30 anni per vederla fiorire, anche se la caratteristica dei fiori è che segnano davvero la fine della pianta: questo è il suo destino.

Ed io, che mai avrei avrei creduto, l’ho vista fiorire e mostrarsi in tutta la sua sontuosità. L’affascinante pianta avvolta di mistero ha concepito un fiore alto quasi cinque metri, un fiore straordinario che ha l’odore del melone maturo.

E mentre ne osservo la trasformazione sono qui a chiedermi quale mia emozione sia stata più potente: la gioia di averla vista fiorire o la tristezza per l’annunciata morte?