Il viaggio nello Yemen è decisamente un viaggio tutto al maschile e sono loro, i maschi, a popolare strade, negozi e mercati. In questo luogo dove si ragiona come al tempo del Profeta Maometto, sembra che l’universo femminile non abbia volto né voce.

Imbattersi nelle donne è un evento raro e la prima volta che i turisti occidentali ne incontrano una ne rimangono turbati. L’immagine di quelle donne velate viene automaticamente associata a sensazioni inquietanti, anche se a me non è successo, anzi.

La loro apparizione rapiva il mio sguardo forzandolo a movimenti frenetici delle pupille che le inseguivano fino a vederle scomparire. Svanivano all’orizzonte, dietro l’angolo di un palazzo oppure oltre una delle tante porte di legno intagliato con maestria da vecchi artigiani.

Protette dal Niqab, e dal Chador (guardaroba tipico di questa zona geografica) che lasciano scoperti solo gli occhi, circolavano accompagnandosi con altre donne o con gruppi di bambini. Erano curatissime e molte di loro davvero belle. Non so perché ma quei veli non mi hanno mai impedito di intravederne la seducente bellezza.

Spesso pascolavano capre e pecore indossando il cappello di paglia a punta per ripararsi dal sole, poiché qui le donne lavorano molto più degli uomini.

Nella casa delle donne a Sana’a (e in alcuni uffici) i volti sono scoperti. Qui si bussa e solo se sei donna ti sarà permesso di entrare. Gli spazi all’interno sono arredati con cura, tappeti e cuscini yemeniti si sposano perfettamente con elementi moderni.

E’ qui che respira l’universo femminile. Le donne di ogni ceto sociale si incontrano e si scambiano idee. In questi spazi si affronta l’educazione sessuale e si tenta di risolvere i problemi. Si acquista abbigliamento intimo e ci si cosparge il corpo con olio di mirra. È qui che ho potuto conoscere l’impegno del movimento femminista yemenita. Un numeroso gruppo guidato da donne che hanno avuto la fortuna di studiare e di viaggiare è oggi impegnato nello sforzo di accompagnare la loro società nell’era moderna. La missione è tutt’altro che facile e l’ostacolo più grande è rappresentato dalla religione.

Come ogni società teocratica ha ritardato di molto la conquista dei diritti delle donne, lo stesso accade nella società islamica che fin quando non separerà la politica dalla religione, dovrà vedersela per ogni cosa con la legge del corano e soprattutto con i rappresentanti religiosi maschi.

Non si può negare che la situazione delle donne sia drammatica e qui è anche permesso il matrimonio con le spose bambine, ma il movimento femminista sta lottando. Lotta per adattare il diritto islamico all’evoluzione sociale.

Sotto il chador indossano gli anfibi e basta parlarci per capire quanto siano rock. Non si ispirano al modello occidentale perché non pensano che all’atto pratico il nostro modello e in generale la condizione delle donne abbia conseguito grandi conquiste.. ma questa è un’altra storia.